Storia

La nascita dell’Istituto italiano per la storia antica è legata al progetto di riordinamento delle organizzazioni storiche nazionali, attuato dal regime fascista alla metà degli anni Trenta. Con R.D.L. 25.2.1935 n° 107 convertito in legge 1132 del 13.06.1935, fu istituito l’Istituto italiano per la storia antica, con l’annessa Scuola di Storia Antica; tale decreto prevedeva che l’Istituto fosse «retto da un Consiglio direttivo, composto di un Presidente e di quattro membri, nominati con decreto reale, su proposta del Capo del Governo, di concerto con il Ministro per l’educazione nazionale».

Primo presidente dell’Istituto fu Pietro De Francisci, affiancato dai consiglieri Giulio Quirino Giglioli, Giuseppe Cardinali, Biagio Pace e Vincenzo Ussani: tutti e cinque professori dell’Università di Roma (della quale De Francisci era allora rettore).

Il regolamento della Scuola annessa all’Istituto, formulato dal Consiglio nella seconda adunanza (13 luglio 1935) fu pubblicato il 20 luglio 1937; sette giorni dopo veniva pubblicato il bando del primo concorso per alunni della Scuola: due posti per ciascuna delle due categorie previste dal decreto istitutivo e dal regolamento. Con l’autunno 1937 la Scuola poteva, dunque, iniziare la sua attività sotto la direzione di Cardinali (nominato il 12 ottobre); ne facevano parte i primi due “comandati” dalla scuola media: Alfredo Passerini e Francesco Lo Bianco. L’attività scientifica degli alunni si concretizzò soprattutto nel completamento del vol. IV 1 del Dizionario epigrafico, che per vicende connesse con gli eventi bellici poté uscire solo nel 1946, e nella pubblicazione dei primi tre fascicoli degli «Studi pubblicati dal R. Istituto italiano per la storia antica»: Le coorti pretorie di A. Passerini (1939); La lega ateniese del secolo IV a.C. di S. Accame (1941); Stilicone di S. Mazzarino (1942), altre monografie, già pronte, poterono invece uscire solo dopo la guerra.

Gaetano De Sanctis, che nel 1944 era stato nominato Commissario straordinario della Giunta centrale per gli studi storici e dei cinque Istituti da essa direttamente dipendenti, riunì per la prima volta il 4 dicembre 1945 un Comitato consultivo da lui scelto, e composto da Giuseppe Cardinali (unico superstite del primo Consiglio), Raffaello Morghen (segretario della Giunta centrale per gli studi storici), Attilio Degrassi, Pietro Romanelli e Gino Funaioli (ai quali si aggiunse nel 1950 Aldo Ferrabino, dall’anno precedente professore di Storia romana nell’Università di Roma). Il regime commissariale, previsto di brevissima durata, si protrasse invece - contro la più volte dichiarata volontà del commissario - per oltre sette anni; solo nell’adunanza del 2 gennaio 1952 De Sanctis poteva annunciare il ritorno dell’Istituto «alla normale amministrazione prevista dallo statuto».

Nel nuovo Consiglio direttivo, con il quale l’Istituto recuperava la normalità statutaria dopo la parentesi commissariale, la presidenza tornava a Giuseppe Cardinali, affiancato da Plinio Fraccaro, Giorgio Levi Della Vida, Augusto Rostagni e Amedeo Maiuri. L’attività scientifica della Scuola risulta, specialmente all’inizio di questi anni, particolarmente produttiva e la pubblicazione di sedici fascicoli della collana «Studi», che videro la luce fra il 1952 e il 1968 costituiscono, appunto, la migliore prova della vitalità della Scuola.

Nel 1968 Aldo Ferrabino lasciò la presidenza dell’Istituto, alla quale venne nominato Silvio Accame ed entravano nel Consiglio direttivo tre nuovi membri: Guido Barbieri, Giovanni Pugliese Carratelli, Giovanni Vitucci. Ha così inizio la più lunga fase della storia dell’Istituto caratterizzata da una copiosa produzione scientifica: volumi miscellanei, pubblicazioni epigrafiche, monografie di alunni, ex alunni e altri studiosi in vario modo vicini all’Istituto. A Silvio Accame, scomparso nel 1997, successe Fabrizio Fabbrini: il Consiglio direttivo era composto da Giovanni Pugliese Carratelli, Lidio Gasperini, Umberto Cozzoli, Angelo Russi. Seguì un periodo di commissariamento (2001-2004) e la conduzione dell’Istituto fu affidata al commissario straordinario Rodolfo Panarella.

Nel 2004 è stato insediato l’attuale Consiglio direttivo, così composto: Andrea Giardina (presidente), Elio Lo Cascio, Mario Liverani, Mauro Moggi, Giuseppe Zecchini. Il nuovo Consiglio ha avviato nuovi progetti di ricerca, ordinato e aperto al pubblico l’Archivio, realizzato il catalogo informatico della Biblioteca e aperto quest’ultima al pubblico, restaurato il patrimonio archivistico e bibliotecario, organizzato per la prima volta cicli di conferenze, seminari e convegni aperti al pubblico, avviato iniziative congiunte con università e centri di ricerca italiani e stranieri, organizzato attività con il mondo della Scuola, bandito borse di studio postdoc.

(Bibliografia: L. Polverini, L’Istituto italiano per la storia antica, in Speculum Mundi, Roma 1991, pp. 584-596; L. Polverini, La riorganizzazione fascista degli studi storici e l’Istituto italiano per la storia antica, in Studi storici 1, 2016, pp. 9-26)

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